martedì 28 marzo 2017

Fastweb diventa il secondo operatore broadband fisso

Le linee di rete fissa a banda larga con velocità pari o superiore ai 10 Mbit/s hanno superato nel quarto trimestre 2016 il 50% del totale, mentre gli accessi complessivi sfiorano i 15,6 milioni di unità, con una crescita di 570mila unità su base annua. base annua. Secondo i dati dell’Osservatorio sulle Comunicazioni, pubblicato il 21 Marzo 2017 da Agcom, il secondo operatore broadband diventa Fastweb, che supera il 15% grazie in particolare ai risultati ottenuti dalla crescita delle linee FTTC (Fiber-to-the-Cabinet), oggetto di rilevanti investimenti. 

Inoltre, la riduzione degli accessi in tecnologia xDSL (-610mila) è più che controbilanciata dalla crescita (+1,18 milioni) dagli accessi in altre tecnologie qualitativamente superiori, che superano i 3,3 milioni grazie in particolare alla crescita delle linee FTTC-FTTH.

In alcune città come Milano la velocità di connessione sotto rete Fastweb è arrivata fino ad 1Gigabit grazie alla rete fiber to home, Mentre per altre città italiane la stessa velocità sarà disponibile a partire da fine 2017. Fastweb sta cercando tuttavia di replicare il successo ottenuto per la rete fissa estendendola al mobile, già disponibile per i suoi utenti grazie ai servizi 4G e 4Gplus che però in questo caso la rende dipendente da Tim. Fastweb opera attualmente sul mobile come Full Mvno.

Le linee mobili hanno registrato c un aumento su base annua di 1,3 milioni, con una crescita di 0,4 mln da parte degli Mvno (Mobile Virtual Network Operator). Secondo l’Osservatorio, l’aumento delle linee degli operatori infrastrutturali è dovuto principalmente all’andamento delle sim M2M (Machine to Machine): le sim tradizionali (voce + dati), infatti, si riducono di 1,7 milioni, mentre crescono di 3 milioni di unità quelle M2M. 

Inoltre, negli ultimi cinque anni (2012-2016), il volume complessivo delle sim M2M è più che raddoppiato, passando da 5 a 12,2 milioni di unità. Riguardo la rete mobile broadband, nell’ultimo trimestre 2016 le sim che hanno effettuato traffico dati ammontano a 53,1 milioni di unità (+5,7% su base annua): a dicembre 2016 è stata inoltre registrata una crescita nel traffico del 46,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. 

Prosegue intanto l’inesorabile arretramento degli sms inviati (22,8 miliardi nel 2016), che si riducono del 28,5% rispetto all’anno precedente e di oltre il 76% rispetto al livello massimo raggiunto nel 2012 a tutto vantaggio delle nuove applicazioni di comunicazione.

Nel mercato televisivo, Rai e Mediaset si confermano i due principali operatori in termini di audience, rispettivamente con il 36% e il 31% di quote d’ascolto, pur attestandosi su livelli di share inferiori rispetto al 2012 (- 3,8% e -2,9%) a vantaggio di Sky (8,4%; +2% dal 2012) e, soprattutto Discovery che, grazie ad operazioni di M&A si assesta ad una quota pari al 6,9% (+5,1 dal 2012). Riguardo all’audience radiofonica, il secondo semestre 2016 segnala dati sostanzialmente stabili, con l’emittente RTL 102.5 che mantiene la leadership.

Relativamente al settore dell’editoria, a dicembre 2016 le vendite di quotidiani è risultata di poco superiore ai 2,5 milioni di copie, in flessione del 9,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Nonostante una riduzione su base annua dello 0,9%, RCS Mediagroup resta leader nella distribuzione di copie vendute con il 21,7%, seguito dal Gruppo Editoriale l’Espresso che si attesta al 18,7% (+0,7%), dal Gruppo Monrif 8,6% (+0,5%) e dal Gruppo Caltagirone Editore, che raggiunge l’8,6% delle copie vendute (+0,2%).

Infine, nel settore postale, a fine 2016, i ricavi complessivi sono aumentati del 2,3%, con i servizi di corriere espresso in crescita dell’8,2% e quelli postali in flessione del 4,2% rispetto a dicembre 2015. Il volume dei servizi compresi nel servizio universale risultano in flessione del 15,8%, mentre gli invii di pacchi risultano in crescita del 12,4%.

lunedì 20 marzo 2017

Banda larga la sorpresa è il Sud



Il 61 per cento degli italiani è coperto da banda ultra larga (almeno fibra ottica agli armadi, a 100 Megabit), ben il 17 per cento in più rispetto al 2015. Sono i dati della rilevazione Ernst & Young (relativi a gennaio 2017).

È un balzo in avanti, ma un po’ zoppo dato che c’è una grande differenza tra le diverse regioni, con il Nord in affanno rispetto al Sud. La Puglia è la regione più coperta (80 per cento della popolazione), seguita da Calabria (73 per cento), Campania (72), Lazio (70). Peggio di tutti la Valle d’Aosta (22 per cento), ma preoccupanti anche i ritardi di Veneto (49), Trentino Alto Adige (37). Sotto la media anche il Piemonte (53). La Lombardia, nonostante la sua storia infrastrutturale e la rilevanza economica, fa solo poco meglio della media: 63 per cento di popolazione coperta. Milano comunque resta la città meglio coperta da fibra ottica completa, a 1 Gigabit al secondo nelle case.

La situazione è figlia delle contraddizioni del momento storico. Stiamo attraversando un guado. Il Sud è più avanti perché ha avuto prima i fondi europei (2007-2013); idem il Lazio. Il Nord aspetta da una parte l’esito delle gare Infratel per la realizzazione della rete banda ultra larga di proprietà statale, dall’altra che si dispieghino i piani di Tim, Fastweb ed Enel. Tutto lascia pensare che i ritardi del Nord saranno colmati presto e di conseguenza l’Italia raggiungere la media europea (adesso oltre il 70 per cento).

“Abbiamo creato un piano nazionale banda larga scommettendo sulla fibra ottica, le tecnologie innovative, per passare dal fondo classifica alla zona Champions nel 2020″, ha detto a febbraio il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli. Su questo piano gravano però alcune incognite. Sui due bandi Infratel corrispondenti (1,4 e 1,2 miliardi di euro) sono piovuti ricorsi. Enel si è classificato primo in tutti e cinque i lotti del primo bando di gara Infratel, sebbene siano attualmente in corso alcune verifiche tecniche per accertare la sostenibilità dell’offerta e procedere quindi con l’aggiudicazione della gara.

Il 20 febbraio sono scaduti i termini della presentazione delle offerte per la seconda gara. Enel compete per gli 1,2 miliardi di Euro senza i principali operatori di rete fissa, i quali hanno detto che non parteciperanno, in polemica con le condizioni del bando.
Tutto questo getta un’ombra sulle tempistiche della realizzazione e non è la sola. Il Comitato banda ultra larga Regioni-Mise, che si riunito questa settimana, ha indicato l’urgenza di accelerare le convenzioni con Comuni e Province per snellire la burocrazia a cui sono soggetti gli operatori per la posa della fibra.

L’idea è di penalizzare i Comuni che non aderiscono alle convenzioni facendoli finire in fondo al cronoprogramma dei lavori. Si vogliono evitare i problemi, di ritardi burocratici, che secondo una indagine della Corte dei Conti (pubblicata a febbraio) hanno minato anche il precedente piano banda ultra larga (al Sud). Convenzioni simili sono già state stipulate, di recente, con Anas e – a breve – con Ferrovie, ma appunto l’anello debole della catena rischiano di essere i Comuni e soprattutto le Province.

Meno variabili in gioco ci sono per i piani degli operatori e qui ci sono buone notizie: «tutti i piani di investimento sono stati appena rivisti in rialzo, sulla banda ultra larga», dice Fabrizio Pascale, Technology, Media & Telecommunication Leader di EY in Italia.

Tim ha superato gli obiettivi al 2016 e prevede di accelerare lo sviluppo delle reti per raggiungere al 2019 oltre il 99 per cento della popolazione con la rete LTE e il 95 per cento con la fibra ottica (in 50 città con connessione fino a 1 Gigabit), investendo complessivamente 5 miliardi di Euro. Anche Fastweb ha raggiunto gli obiettivi di copertura al 2016 e ha confermato il proprio piano di sviluppo della rete fissa, per coprire entro il 2020 il 50 per cento della popolazione in oltre 500 città.

Il piano strategico di Enel è stato pertanto aggiornato e prevede di dotare di banda ultra larga 270 città italiane entro il 2022, con un investimento di 3,9 miliardi di euro. Tutto sommato, nonostante le incognite il quadro sembra promettente. Almeno per la copertura. «Siamo entrati nel vivo dell’attuazione dei piani. Il prossimo punto a cui bisogna fare attenzione ora è la creazione della domanda», dice Pascale.

Ed è un punto dolente, dato che in Italia non ci sono politiche mirate per questa missione. Anche se gli operatori contano di sollecitare la domanda delle famiglie con le piattaforme di internet tv, su cui stanno accelerando gli investimenti (Tim ha potenziato Timvision, Vodafone sta per lanciare Vodafone Tv, Fastweb si appresta a fare una mossa analoga adattando all’Italia il decoder usato in Svizzera dalla sua controllante Swisscom).

martedì 14 marzo 2017

Fake news come riconoscere le notizie false

Ogni giorno veniamo subissati da notizie che sembrano essere vere, ma che in realtà sono solamente fake news create ad arte per fare click o per influenzare l'opinione pubblica. Dopo le elezioni statunitensi, il tema delle notizie false è diventato di primaria importanza sia per gli organi politici sia per le aziende dell'hi-tech che offrono dei servizi che vengono in qualche modo peggiorati dalle fake news: pensiamo ai social network o ai motori di ricerca che ogni giorno devono scontrarsi con chi diffonde notizie create ad arte per strappare click.

Da Facebook a Twitter, passando per Google e Bing, tutti i principali servizi che utilizziamo quotidianamente hanno realizzato degli strumenti che permettono di riconoscere le notizie false e di cancellarle dal News Feed o dalla SERP (Search Engine Result Page). Saper riconoscere le bufale dalle notizie vere non è semplice, soprattutto per coloro che hanno un basso livello di attezione. I creatori di fake news sono molto abili a seguire il flusso di notizie e a creare delle bufale che possono sembrare vere prendendo spunto direttamente dai fatti di cronaca. Fortunatamente esistono degli strumenti che permettono di riconoscere le notizie false e di difendersi dall'attacco quotidiano dei creatori di bufale.

Google è stata tra le prime società a scendere in campo per difendere la qualità dei propri servizi e ha lanciato l'iniziativa Fact-check. Nel caso in cui le notizie presente su Google News saranno verificate, di fianco spunterà la scritta "Fact-check". Al momento il servizio è attivo solo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, ma se si rivelerà utile verrà esteso anche al resto del mondo.

I social network e in particolar modo Facebook sono continuamente bersagliati dalle fake news. Mark Zuckerberg ha annunciato più e più volte nelle sue uscite pubbliche di impegnarsi in prima linea per contrastare le bufale e per fornire degli strumenti che le possano riconoscere, ma al momento ancora nulla è stato fatto. Il tool che Facebook vorrebbe lanciare prevede che siano gli stessi utenti a segnalare le notizie false, in modo che l'algoritmo di Facebook riesca a riconoscere le fake new facendole sparire dal News Feed delle persone. Inoltre, quando una fonte sarà considerata poco autorevole, spunterà un'etichetta che avvertirà l'utente. Al momento l'unico strumento lanciato dall'azienda di Menlo Park è una modifica effettuata sull'algoritmo del News Feed che mostra agli utenti solamente le notizie ritenute più autorevoli. Ma per una vera lotta alle fake news è ancora necessario molto tempo.

Durante le elezioni statunitensi, Twitter è stata sicuramente una delle piattaforme più utilizzata dai creatori di bufale per diffondere notizie false. Sono stati migliaia gli account bot creati sulla piattaforma di microblogging che diffondevano pillole di fake news capaci di influenzare l'opinione pubblica. Per questo motivo Twitter ha deciso di andare all'attacco e di cancellare tutti gli account ritenuti falsi e di effettuare un cambiamento al proprio algoritmo in modo da penalizzare i contenuti ritenuti poco autorevoli o completamente falsi. Un lavoro che porterà il sito di microblogging a migliorare il proprio servizio.  

Oltre agli strumenti messi a disposizione da aziende come Facebook e Twitter è possibile essere proattivi e cercare di smascherare le bufale facendosi aiutare dai professionisti del settore. Ci sono dei debunker come Paolo Attivissimo che aggiornano continuamente il proprio sito personale e smascherano tutte le bufale della Rete. Per riconoscere una notizia falsa, molto spesso basta un po' di attenzione: bisogna diffidare dai titoli sensazionalistici ("Non crederai a quello che è successo: clicca qui) e dai sommari troppo semplicistici.

Altro strumento utile per smascherare le fake news sono i siti online che raccolgono le notizie false e le etichettano come bufale. Sono dei servizi molto utili soprattutto per coloro che hanno difficoltà nel riconoscere le notizie false da quelle vere. Prima di pubblicare sui vostri account social l'ennesima notizia falsa, è necessario andare su un sito come Butac.it o Bufale.net e vedere se la fake news è già stata smascherata. Inoltre, gli utenti potranno trovare anche una lista dei siti che creano bufale per professione.

In attesa degli strumenti che vorranno sviluppare i big dell'hi-tech, alcuni utenti hanno iniziato a realizzare autonomamente dei tool che riconoscono in automatico se una notizia è vera. Daniel Sieradski, ragazzo statunitense, ha creato BS Detector, un'estensione per Chrome che etichetta le notizie false che appaiono sui social network. Il funzionamento dell'estensione è molto semplice: BS Detector ha un database con tutti i siti poco affidabili e appena trova sul nostro News Feed una notizia proveniente da quel portale la etichetta come "poco attendibile". Tutto molto semplice e soprattutto efficace. Inoltre, il database con i siti di bufale lo può aggiornare qualsiasi utente sulla piattaforma di Github.

Un altro strumento molto simile è Fake News Alert, sviluppato durante le elezioni statunitensi. Anche in questo caso il codice è open-source e disponibile su Github: chi vuole può migliorarlo e sviluppare un'estensione anche per gli altri browser.

martedì 7 marzo 2017

Aziende agricole senza Internet, ora arriva l'Agriweb Advisor



La nuova figura è nata dall'accordo tra il Ministero del Lavoro, Coldiretti e Google perché due aziende agricole su cinque erano offline. Portare in rete le aziende agricole italiane. È quanto si propone il nuovo progetto siglato dal Ministero del Lavoro, Coldiretti e Google. Il tutto agevolato da una nuova figura lavorativa. L'Agriweb Advisor si occuperà così di promuovere i siti Internet delle aziende agricole, sviluppare l'e-commerce aziendale e favorire la partecipazione ai social media per migliorare la comunicazione.

L'esigenza di un'agricoltura più smart è nata dopo la scoperta che quasi due aziende su cinque sono offline, o meglio non compaiono proprio su Internet. Un dato allarmante venuto alla luce grazie alla ricerca Lavoro giovanile in agricoltura nel 2016 condotta da Coldiretti su dati Istat relativi al primo trimestre, secondo cui solo il 61% delle aziende agricole usa quotidianamente Internet per le proprie attività.

Il primo gruppo di 100 Agriweb advisor opererà nelle strutture Coldiretti della Penisola. Obiettivo del progetto è quello di portare ed estendere le nuove tecnologie all'ambiente rurale, dall'e-commerce sino alla farm adoption, passando anche per la coltivazione online e alla carta d'identità digitale degli alimenti.

Dal commercio elettronico contadino alla farm adoption, dalla coltivazione on line alla carta d’identità digitale degli alimenti, dal “grande fratello” in stalla al virtual tour in campagna fino al crowdfunding per il finanziamento di idee innovative le aziende agricole italiane sono alcune delle esperienze positive che il progetto intende moltiplicare sul territorio nazionale dove le aziende agricole condotte da giovani hanno fame di innovazione.

Gli agricoltori vedono le nuove tecnologie come mezzo per ottimizzare la propria attività e per dialogare con il consumatore attraverso il superamento delle distanze fisiche. Se nelle Marche attraverso il sito www.ortiamo.it c’è la possibilità di farsi l’orto on line progettando il campo con gli ortaggi preferiti da coltivare e scegliendo poi se darsi da fare in prima persona con la zappa o affidarsi al contadino e aspettare a casa l'arrivo dei propri frutti, in Emilia Romagna attraverso il sito www.adottaunmaiale.it c’è addirittura la possibilità di adottare un maiale, allevandolo allo stato semi brado, ottenendo carne e salumi di altissima qualità. 

 Il settore in piu’ forte espansione è pero’ certamente quello del commercio elettronico con il 22% dei consumatori che dichiara di aver già acquistato prodotti alimentari on line, mentre il 31% dichiara di non aver mai acquistato anche se sarebbe disposto a farlo, ma la percentuale sale e di molto se si tratta di scegliere prenotare le vacanze.