Viviamo in un mondo
"sommerso" dai dati. Nelle aziende, i record provengono da sorgenti
diverse, non solo quelle interne all'organizzazione ma anche quelle che si
generano al di fuori dei suoi confini. Se si guarda a quest'ultima categoria di
fonti, le informazioni che affollano i database aziendali provengono
principalmente da due tipologie di reti.
Da un lato, la Internet of People, ovvero i
social network, espressione degli individui e delle loro opinioni, gusti e
comportamenti, quindi dati tipicamente destrutturati. Dall'altro, invece, i
dati strutturati provenienti dai sensori connessi in ottica IoT (Internet of
Things). Tutte queste informazioni permettono alle aziende (e ai loro manager)
di prendere decisioni più informate e tempestive, indirizzando in modo puntuale
le scelte delle organizzazioni grazie alla disponibilità diffusa di strumenti
di analisi evoluta, di pattern recognition e machine learning.
Ecco perché i dati sono, oggi, a pieno titolo
uno degli asset fondamentali per la gestione delle imprese, fonte di un
vantaggio competitivo potenzialmente enorme. Ma come è possibile processare
tutti questi record? I data warehouse tradizionali non sono più sufficienti,
servono più potenza di calcolo e più storage. Il ricorso a forme di sourcing
tradizionali, come lo storage "on premise" e le appliance (che
offrono capacità di elaborazione dati ad alte prestazioni), può essere
senz'altro una scelta praticabile anche se oggi la decisione di dotarsi di
strumenti performanti trova una risposta nell'offerta dei provider di servizi
cloud.
Con la connettività
adeguata e i giusti SLA, come quelli garantiti dal servizi di Cloud di Fastweb,
infatti, sarà possibile implementare una vera e propria strategia "data
driven" in modo sostenibile nel tempo e facilmente adattabile alle
mutevoli esigenze delle organizzazioni moderne, facendo in modo che i Big Data
possano, oggi, essere utilizzati per indirizzare le scelte del management in
modo economico ed efficace grazie al cloud.
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